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I fiumi del Chianti

Il territorio è bagnato dal passaggio di cinque corsi d'acqua, che delineano altrettante valli.

Quando si pensa al Chianti si immaginano colline, castelli, vigneti, ma in realtà il territorio è segnato anche dal passaggio di cinque corsi d’acqua, che delineano altrettante valli e che determinano un determinato tipo di paesaggio, forse meno noto, ma altrettanto meritevole di essere scoperto.

Tra questi il torrente Pesa, lungo circa 53 chilometri, affluente dell’Arno, che attraversa le province di Siena e Firenze e la cui foce, che incontriamo a Montelupo fiorentino, è stata citata dal grande biologo Francesco Redi in un suo sonetto.

Anch’esso affluente dell’Arno, la Greve ha invece una lunghezza di 43 chilometri. Nasce ad una altitudine di circa 800 metri dal Monte Querciabella, a partire da due sorgenti principali: la fonte di Poggio alle Coste e la fonte del Topo entrambe situate nel comune di Greve in Chianti.

Di maggiore lunghezza, circa 160 chilometri, è il fiume Ombrone, il più lungo dopo l’Arno nell’intera regione. Nasce nei pressi di San Gusmè, nel comune di Castelnuovo Berardenga e durante il suo percorso accoglie importanti affluenti, come l’Arbia, il Merse, l’Orcia e il torrente Trasubbie. La sua corsa, dopo aver lambito Grosseto e dopo aver tagliato la Maremma, si conclude nel mar Tirreno, a Bocca d’Ombrone. Il fiume è importantissimo, grazie alla presenza di numerose specie animali che qui vi dimorano.

Senz’altro di minore lunghezza, ma certamente non meno importante è il torrente Staggia, che nasce a più di 1500 metri, sul Monte Gabrendo a Stia, provincia di Arezzo. Attraversando tutto il territorio aretino, il torrente si immette poi nel fiume Arno.

Di corso torrentizio è anche l’Arbia, che nasce nel territorio di Castellina, alle pendici del Poggio della Macia Morta, a poche centinaia di metri dall’acropoli etrusca di Salingolpe, e che attraversa lungo i suoi 57 chilometri il Chianti e le Crete senesi, riversandosi poi nell’Ombrone. Citato nel decimo canto dell’ inferno dantesco in merito alla Battaglia di Montaperti, il fiume ricopre così un posto d’onore nella memoria letteraria italiana, visto «Lo strazio e ‘l grande scempio | che fece l’Arbia colorata in rosso, | tal orazion fa far nel nostro tempio.»

 

 

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